Le regole per essere assertivi. Essere assertivi significa bilanciare i propri bisogni con quelli dell’altro

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Essere assertivi significa bilanciare i propri sentimenti, bisogni, opinioni con quelli dell’altro come se ci si trovasse su di una bascula e non tanto su di un podio

Essere assertivi significa avere ricevuto una educazione cognitiva, affettiva e relazionale adeguata, aver raggiunto un buon livello di consapevolezza, autostima e soddisfazione professionale e affettiva, essere sereni ed essere buoni solvers. Assertivi non ci si nasce, ci si diventa. Si possono da subito avere delle capacità interpersonali superiori alla norma ma solo con il tempo, l’esperienza e dopo aver superato diverse sfide evolutive si arriva a essere definibili in tal modo. Oggi tenterò di spiegare quelle che dovrebbero essere le regole dell’assertivo. Partiamo dalla radice etimologica latina “asserere” che significa “asserire” cosa? Se stessi. Il lemma, dunque, si riferisce all’autoaffermazione di sé in qualunque circostanza sia utile e necessario farlo ovvero qualora sia importante esprimere in modo chiaro ed efficace le proprie emozioni, opinioni, credenze senza tuttavia ledere in alcun modo, offendere o ferire l’interlocutore. Abbiamo, quindi, già alcune regole che sono emerse dalle mie elucubrazioni cliniche: 1. ricevere una educazione cognitiva, affettiva e relazionale adeguata (anche seguendo un percorso terapico d’eccellenza); 2. avere raggiunto una sana consapevolezza e autostima che si evince dalla qualità delle relazioni umane e dai risultati ottenuti in ambito professionale; 3. avere usato le esperienze relazionali tutte per regolare la macchina, quindi, avere appreso dal proprio vissuto; 4. se si è consapevoli lo si deve essere anche nell’area delle emozioni e dei bisogni ed essere in grado di esprimerli senza vilipendere l’altrui sensibilità in modo gratuito; 5. l’assertivo è, dunque, anche riflessivo; 6. ci si deve adeguare all’altro, al suo linguaggio, al suo livello cognitivo e pensare bene a cosa può comprendere e cosa no prima di parlare; 7. se l’altro non può comprendere il proprio punto di vista allora può significare che dobbiamo recidere il cordone oppure abbassarci al suo livello e accettare quelle mancanze che non sono volute ma considerabili “innocenti” magari accompagnando il cammino evolutivo dell’altro, stimolandolo al cambiamento senza violenza e fretta; 8. l’assertivo sa aspettare; 9. l’assertivo non può non conoscere gli assiomi della comunicazione (in https://www.ilsicilia.it/otto-assiomi-della-comunicazione-fra-liberta-amore-odio-e-potere/), la comunicazione non verbale e il linguaggio del corpo.

Vivere bene le relazioni è un’arte, chiuderle senza danni un’utopia se lo si fa molto dopo aver rilevato i segnali della fine o dell’incompatibilità. Sia che si tratti dei propri familiari sia che si tratti di amici o fidanzati quello che si deve non solo comprendere ma fare proprio è un concetto che sembra elementare e noto: alla base dei rapporti umani vi sono la compatibilità, la confiance, la compliance, l’alchimia. Tuttavia, tale affinità elettiva può non esserci più col tempo perché l’essere umano non è una monade statica ma un individuo sociale e inserito in una rete più o meno aperta e, soprattutto, è soggetto a una continua trasformazione dal momento del concepimento fino alla morte cellulare, organica e cerebrale e, chissà, forse, tale processo perdura ancora oltre la vita.

Ciascun essere umano dovrebbe seguire un percorso che porti ad acquisire l’arte di comunicare così come di tacere, l’arte di perseguire la pace, la benevolenza e la cooperazione fra gli individui, particolarmente se si sono amati e hanno costruito una stabilità insieme per un certo periodo di tempo.

Per far rispettare i propri bisogni e i propri valori le persone non devono distruggersi a vicenda ma ascoltarsi, accettarsi e distaccarsi, se è il caso. Sicuramente non è sano l’individuo “vulcanico” che se non è impulsivo, implode, cova dentro di sé e lancia battutine perché non è stato in grado di fare comprendere e rispettare il proprio punto di vista a suo tempo o perché ha paura di perdere il rispetto dell’altro verbalizzando i propri dispiaceri. Se vi può essere di conforto sappiate che prima di diventare facile qualunque cosa è difficile.

Imparare a comunicare è un modo ecologico per trasformare e sublimare l’energia in circolo in energia efficace e produttiva. Criticare, petulare, rimuginare, brontolare, pensare a una cosa accaduta mesi prima, lanciare frecciatine richiede un’energia considerevole. Prima di tutto, prima di parlare occorre fare analisi scientifica e clinica, proprio così, anche senza avvalersi di un esperto: 1. osservare i fatti sia dal proprio punto di vista che dal punto di vista e con il livello cognitivo o età anagrafica/mentale dell’altro; 2. analizzare i propri bisogni e sentimenti e chiedersi se sono morbosi, esagerati, etc. e perché? Ci si sente soli? Si hanno eccessive aspettative perché non si hanno molti interessi e ci sono troppi vuoti dentro di sé? 3. ricordare che l’espressione di voi stessi cambia a seconda delle persone, dei momenti, dei luoghi, dello stato psicofisico.

L’espressione sincera di sé o assertività comprende l’ascolto rispettoso dell’altro o empatia.

La violenza rivolta verso l’altro o verso se stessi (pensiamo ai passivo-aggressivi) è sempre l’espressione tragica di bisogni non soddisfatti a lungo e da diverse persone. Prima di poter ascoltare l’altro occorre imparare ad ascoltare se stessi, le proprie sensazioni, il proprio istinto. L’essere umano disturbato si giudica sempre, si svaluta, si sente in colpa, non ha il coraggio di esprimere le proprie gioie o i propri dolori, ingoia le parole anzi che trasformarle in energia positiva per la relazione. Vedere la propria violenza significa fare un passo importante verso l’assertività e la serenità. Riflettete su quali siano i bersagli della vostra violenza, dei vostri attacchi di collera. Capirlo ci farà intanto intravedere gli indizi necessari per comprendere cosa si è sbagliato e si continua a errare. Individuate pure i segnali che annunciano che state per cadere in una qualche forma di violenza. Quali sono i fattori che fanno aumentare le vostre tendenze bellicose? Nello stesso tempo, riflettete su quali sono le persone, cose, luoghi che vi aiutano a ritrovare la tranquillità o la calma (A. van Stappen). Prima di fare richieste, dunque, mettete in stand-by e osservate voi stessi per un certo periodo di tempo, fino a che non avrete chiari tutti questi punti. Vi serviranno per mettere in atto delle strategie ubertose e ubertevoli.

Prestate attenzione a ciò che succede nella vostra mente quando siete in conflitto con un altro perché lo metacomunicherete attraverso il linguaggio del corpo e dei segni. Il vostro interlocutore sarà visibilmente condizionato dal vostro atteggiamento mentale perché percepisce ogni tipo di pensiero che voi non vogliate dare a vedere e trattenete in voi. Se si lavora su di un mobbizzato sarà proprio un cambiamento del suo assetto mentale che provocherà una modificazione significativa del comportamento dei mobbers. I sentimenti che si provano, i bisogni che si hanno, i pensieri, i concetti e i preconcetti, determinano il modo di essere proprio come quello altrui nei propri confronti. Per tal ragione, non si può mettere nel podio l’altro se non ci mettiamo pure noi stessi e, quindi, il rispetto va sempre bilanciato come se non si trattasse di un pulpito ma di una bascula.

Laura Valenti
Author: Laura Valenti

Laura Valenti è Psicologa clinica, Scrittrice, Aforista, Artista e Ghost writer e/o correttrice bozze. Ha collaborato con diverse testate giornalistiche tra cui “Diritti negati” e “La Repubblica”. Cura la rubrica “Liberi Nobili” nel quotidiano online “IlSicilia.it”. Con l’Armando Editore (2007) ha pubblicato il volumetto Per un mondo a misura di adulto e bambino, cui è seguito Come me ( 2008). Entrambi sono patrocinati dall’UNICEF. Nello stesso anno è uscito il romanzo psicologico Ziza (ed. in proprio). Questi ultimi volumi sono i primi di una collana dal titolo Questo non si dice e quello non si fa. Dal 1997 si occupa di Ghost Writing trascrivendo convegni e redigendo per altri articoli, relazioni, discorsi, biografie, libri di medicina, architettura, etc.. È esperta di tecniche di rilassamento mentale (WILDE SYSTEM) e potenziamento cognitivo-affettivo-relazionale con l’ausilio di test psicometrici. Ogni tanto si diletta a creare abiti, scarpe e oggetti/mobili di arredo per la casa e l'ufficio.

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